Aggiungi un posto a tavola: Davigo e l’ospite indesiderato.

Se invito a cena il vicino di casa e lo vedo uscire con la mia argenteria nelle tasche, certo la cosa non mi piace. Mi arrabbio, e certamente penso che non metterà più piede in casa mia. Se però, prima di denunciarlo, scopro che è un orafo e mia moglie il giorno prima gli ha chiesto, a mia insaputa, di portare il servizio di posate in negozio per lucidarle, non dovrò certo aspettare una sentenza per decidere se invitarlo ancora a cena. Fine della storia breve. Secondo Piercamillo Davigo, l’ex magistrato rossogrillino, sarebbe inutile aspettare le sentenze per togliere da mezzo dalla vita civile e lavorativa qualcuno sottoposto a processo. 

https://www.repubblica.it/politica/2020/05/29/news/davigo_piazzapulita_caso_palamara-257906675/?refresh_ce

Volevo rammentare che questo già avviene! Basta un’avviso di garanzia sbattuto su ogni quotidiano a distruggere una vita. Basta solo la presunzione di aver rubato l’argenteria per interrompere un’esistenza e non serve neanche essere visti da chi ti ha invitato a cena. È come un’esplosione che disintegra famiglia, carriera lavorativa, psiche e onorabilità. È un’esecuzione a sangue freddo che non aspetta alcuna sentenza della Cassazione. Avviene sempre e non risparmia nessuno! No scusate, mi sto sbagliando: qualcuno viene risparmiato. Torniamo alla storiella breve: se il mio vicino di casa con l’argenteria in tasca è invece un noto componente del CSM che succede? Tutti in silenzio! Certo, un giornalista difficilmente metterà nei guai chi gli fornisce notizie interessanti e il mio vicino di casa avrà tutto il tempo di scusarsi per l’equivoco senza preoccuparsi di essere giudicato non dalla giustizia, ma dal resto del mondo. Oggi Davigo siede su una di quelle poltrone del CSM in rappresentanza di una delle varie e famigerate correnti politiche. Se il suo concetto valesse per tutti, dovrebbe, secondo quanto sostiene, almeno dimettersi. Non sarebbe tollerabile neanche un lontano sospetto che quel Consiglio, in toto, possa essere a qualunque titolo coinvolto nel caso Palamara. Visto che, sempre secondo lui, è del tutto pleonastico attendere le sentenze, gli italiani non solo dovrebbero smettere di invitare tutto il CSM a cena, ma tutti i suoi componenti, per precauzione, dovrebbero essere sbattuti fuori di casa. Il fatto è che, a parte il Vicepresidente e pochi altri, nessun altro si è smosso dalla sua poltrona, compreso Davigo, continuando ostinatamente ad auto invitarsi al tavolo di tutti noi e a moraleggiare in TV come se nulla fosse accaduto. E allora, caro Davigo, qual’è l’errore italiano? Dire: “Aspettiamo le sentenze” o credere che la legge sia uguale per tutti?

Author: admin

Michele Morandi nasce a Napoli nel 1964. Dal 1990 vive a Torino dove svolge la professione di Medico Igienista. Il suo indissolubile legame con Napoli, così come la cultura degli anni ’70, hanno fortemente influenzato la sua azione creativa. La trasposizione di immagini e vissuti del passato sono sempre diretti a un’interpretazione della realtà corrente. Nel 2013 pubblica per la Hever editrice L’uomo che non esiste. Il volume è stato presentato a Napoli presso la Saletta Rossa della Libreria Guida e a Torino al Salone Internazionale del Libro di quell’anno. Nel 2015 pubblica sempre per la Hever editrice Il teorema della memoria, presentato a Torino in anteprima presso il Salone Internazionale del Libro e a Napoli presso il Palazzo delle Arti. Nel 2019 pubblica per L’Erudita del Gruppo Giulio Perrone Editore Segui la marea. E’ autore del blog Il buco nelle nuvole, una pagina che oltrepassa la cortina nebbiosa del politically correct e del pensiero unico oggi imperante nel giornalismo e nella politica.

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