Boldrini, Scalfarotto, Zan: piccoli professor Frankenstein crescono.

 

Niente e’ cosi’ doloroso per gli esseri umani come un grande ed improvviso cambiamento. Se non posso ispirare amore, causero’ paura! Sono solo e infelice: Gli uomini non si assoceranno mai a me; soltanto una creatura deforme e orribile come me non si negherebbe a me.

Così disse la creatura del Professor Victor Frankenstein nel romanzo di M. Shelley. Solo che quella creatura, nonostante gli omicidi commessi, era tutto sommato vittima del suo creatore. Da qualche giorno c’è un disegno di legge “creato” dalla premiata ditta  Alessandro Zan, Ivan Scalfarotto e l’onnipresente in questi casi Laura Boldrini. La legge prevederebbe “la punibilità per atti discriminatori sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”; punisce “l’odio omotransfobico”, inclusa la misoginia e infine istituisce un’ennesima giornata nazionale dedicata a gay, trans, lesbiche. I “creatori” di questa proposta oltre a generare, come sostiene Marcello Veneziani in un suo articolo, una sperequazione giuridica/costituzionale (…la parte politica che i “creatori” del ddl rappresentano un tempo non impartiva lezioni di diritto costituzionale a tutti noi?) è a mio avviso l’ennesimo indottrinamento dall’acre gusto maoista. Riprendo volentieri l’articolo di Marcello Veneziani sul tema

http://www.marcelloveneziani.com/uncategorized/un-mostro-omotransgiuridico-in-parlamento/

e ribadisco l’assurdità di una tale proposta. Non è il mio mestiere e accetto volentieri spiegazioni da chi ne sa, ma se il fondamento della Legge è la propria universalità, ossia la validità nei confronti di ogni cittadino, come mai questo ddl stabilisce una tutela speciale per alcune minoranze o categorie? In un normale stato di diritto chiunque offenda mortifichi, minacci e aggredisca chiunque altro è passibile di condanna commisurata al reato compiuto. Se esprime opinioni critiche non direi, a meno che diffami, calunni, insulti ( … e a meno che non abiti in Cina o in Corea del Nord). Una diffamazione verso un gay, un trans, una donna, un nero, un islamico sarebbe quindi “più reato” della medesima diffamazione o violenza a un bambino, a un vecchio, a un genitore, a un cristiano, a un italiano, a una persona qualunque? Se, come rammenta Veneziani, la forza della legge è nella sua universalità, quest’ultima non dovrebbe prevedere categorie privilegiate o più tutelate rispetto ad altre. Invece, secondo il ddl “creato” dai parlamentari di cui sopra un reato contro un gay (o un trans) varrebbe di più rispetto a un reato contro un etero (o un cittadino maschio senza connotati particolari). Anzi, in alcuni casi diventerebbe reato solo se riguardasse un gay o un trans. Un’aberrazione “mostruosa” come la chiamerebbe la Shelley, che porterebbe inevitabilmente alla sottomissione del diritto alle proprie opinioni ad opera del solito giustizialismo del politically correct. L’ideologia ugualitaria che demolisce l’uguaglianza e l’equità.

Se facessi parte di quelle categorie “protette” dal ddl sarei offeso e umiliato nel ritrovarmi in un recinto tracciato dai miei pseudo protettori. Mi sentirei in una riserva indiana e mi riferisco alla grande maggioranza silenziosa di quelli che conducono la propria esistenza sessuale lontani da urla, strepiti e manifestazioni di piazza organizzate da altri, con interessi ben precisi, non certo ai potenti e pervasivi gruppi organizzati, le associazioni, i movimenti in tema di sessualità. La vera discriminazione non è sulla propria e personalissima diversità di genere, ma essere trattati in modo diverso da un provvedimento demagogicamente protettivo. Aggiungo che recentemente 150 intellettuali e artisti americani della portata di Salman Rushdie, JK Rowling, Wynton Marsalis, non certo reazionari, hanno pubblicato nella patria del politically correct, una lettera proprio contro il politically correct. 

https://harpers.org/a-letter-on-justice-and-open-debate/

Essi si sono ribellati contro il nuovo clima di caccia alle streghe dopo l’uccisione di George Floyd e contro l’intolleranza degli estremisti dell’anti-razzismo e dei demolitori di statue, di tutti coloro che guidano “epurazioni” nelle redazioni, censurano le opinioni diverse, imponendo un pensiero unico politically correct. Ma i Michele Serra, i Roberto Saviano, le Laura Boldrini della situazione non sembrano essere d’accordo su questo. Ora si può comprendere perché queste leggi e il fanatismo che le avvolge accrescono i consensi a Trump e ai  sovranisti globali.

Author: admin

Michele Morandi nasce a Napoli nel 1964. Dal 1990 vive a Torino dove svolge la professione di Medico Igienista. Il suo indissolubile legame con Napoli, così come la cultura degli anni ’70, hanno fortemente influenzato la sua azione creativa. La trasposizione di immagini e vissuti del passato sono sempre diretti a un’interpretazione della realtà corrente. Nel 2013 pubblica per la Hever editrice L’uomo che non esiste. Il volume è stato presentato a Napoli presso la Saletta Rossa della Libreria Guida e a Torino al Salone Internazionale del Libro di quell’anno. Nel 2015 pubblica sempre per la Hever editrice Il teorema della memoria, presentato a Torino in anteprima presso il Salone Internazionale del Libro e a Napoli presso il Palazzo delle Arti. Nel 2019 pubblica per L’Erudita del Gruppo Giulio Perrone Editore Segui la marea. E’ autore del blog Il buco nelle nuvole, una pagina che oltrepassa la cortina nebbiosa del politically correct e del pensiero unico oggi imperante nel giornalismo e nella politica.

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