#Fertility day e disambiguazione

Mia figlia è fantastica. La potenza dei suoi diciassette anni esplode in tutto, anche nei suoi dubbi. Adoro quella potenza e mi faccio intenerire dai dubbi, soprattutto quelli dei ragazzi alla ricerca di spiegazioni che non sempre sono a portata di mano, o di mouse. Mentre scrivo sprofondato nel divano, lei si siede al mio fianco e mi piazza davanti agli occhi lo smartphone con un post pubblicato su Facebook firmato da Roberto Saviano. In breve, per chi non lo avesse già letto, si parla di un’iniziativa del Ministero della Salute, il #Fertility day, divulgato con una campagna mediatica attraverso alcuni slogan. In particolare, Saviano si sofferma su questi ultimi interpretandoli dal suo personale punto di vista.

Rimango favorevolmente impressionato dal gesto di mia figlia e, dopo aver terminato la lettura del post, mi rivolgo a lei con aria interrogativa, ma anche con un benevolo sorriso sotto i miei baffi canuti, come per dire: «E allora?».

Lei, quasi infastidita forse perché apparsale come un giudizio implicito e affrettato, mi dice: «Te lo volevo solo far leggere…» come per dire: «Guarda che io non ho affatto preso posizione sulla questione». La sua chiara, anche se nascosta, intenzione è di snidare il mio pensiero, ma a differenza di altre volte, quando lo esplicito più con la forza dell’addome che con quella della ragione, le rispondo democristianamente con un’altra domanda: «Tu come la pensi?».

«Beh, Saviano non dice cose sbagliate…» replica astutamente lei. Non ho più scampo e devo smettere di smarcarmi, non fornendole la mia opinione, nel tentativo di tornare il prima possibile alla mia scrittura compulsiva e finalmente decido di ribattere: «Anch’io penso che non siano cose deplorevoli, solo che lui esprime valutazioni su alcune immagini e frasi a effetto, peraltro tipiche delle campagne promozionali». Poi ammetto laconicamente di non sapere cosa sia il #Fertility day e di cosa si sta parlando.

Lei, forse soddisfatta dalla mia risposta, fa il gesto di andarsene, ma, a questo punto, a me non basta. Sordi avrebbe detto: «Maccarone m’hai provocato…».

«Ma tu invece ne sai qualcosa di questo #Fertility day?». L’effetto della retorica insita nella domanda non si è fatto attendere.

«No, non saprei» risponde lei colta in fallo.

«Allora siediti e andiamo sul sito web del Ministero a vedere».

Dopo aver aperto il programma dell’iniziativa, non ancora concretizzatasi perché prevista per la metà del mese di settembre, scopriamo che si tratta di tavole rotonde in videoconferenza con sede in tre città diverse. Il tema degli incontri è per lo più sanitario e si discute di fertilità intesa come capacità fisiologica di procreare. I titoli sono:

Bologna – Tavola Rotonda

“LA MEDICINA PUBBLICA PUÒ SOSTENERE LA FERTILITA’?”

Roma – Tavola Rotonda

“E’ POSSIBILE PRESERVARE LA FERTILITÀ E DIFENDERLA ANCHE DAL CANCRO?”

Catania – Tavola Rotonda

“QUANTO PESA L’ETÀ SULLA FERTILITA’, NEGLI ESITI DELLE GRAVIDANZE E SULLA SALUTE DEI BAMBINI?”

Forse il fascino del titolo dell’iniziativa e degli slogan ideati per pubblicizzarla hanno fatto prendere quota alle posizioni di principio di molti, con l’autorevole supporto delle opinioni di Saviano. Mia figlia, dopo aver preso atto della fredda evidenza, si allontana ribadendo comunque la propria neutralità.

Penso a quelle parole o frasi che possono assumere un senso a seconda del contesto e immagino tutti gli usi possibili di quei significati. Certo, la parola fertilità potrebbe evocare accezioni multiple e suggestive come ad esempio il concetto della terra e dei suoi prodotti, ma, volendo, anche reminiscenze di campagne di propaganda del passato, come sottolinea Saviano, alludendo a quella per l’incremento demografico nel ventennio fascista, o, sottolineo io, quella per il contenimento demografico durante la dittatura maoista. Tuttavia, non si impara mai troppo, né troppo tardi dalle opinioni altrui e mia figlia aveva ragione da vendere; le osservazioni di Saviano non sono di per sé erronee (peraltro come tutte le opinioni…), ma sono completamente fuori tema. Sulle intenzioni di quest’ultimo, nel propagandare, volontariamente o no, concetti decontestualizzati, non saprei proprio come esprimermi e francamente penso che non sia affar mio e di questo post. La sua analisi di quegli slogan ministeriali tipo La bellezza non ha età, la fertilità sì, spazia in una serie di interpretazioni del tutto personali che hanno insito il limite di partorire (…è il caso di usare quel verbo) ulteriori slogan il cui senso unidirezionale è solo verso ciò che egli vuole ostinatamente dimostrare, magari anche contro l’evidenza dei fatti. Questi, nel caso del #Fertility day, dicono che non ci troviamo di fronte alla programmazione di comizi ideati per argomentare politiche di incremento forzato della natalità o prese di distanza dalla genitorialità in età avanzata, per avvalorare il mito del superuomo nietzschiano. Si tratta di temi di salute pubblica, così come è chiaro che i risvolti di quegli interventi hanno sempre un peso politico, ma quest’ultimo, leggendo gli obiettivi dell’iniziativa, non sembra proprio il tema dalla brochure pubblicata sul sito www.salute.gov.it considerati gli argomenti squisitamente sanitari trattati.

Prima di fornire giudizi lapidari su ciò che non è ancora avvenuto, anche se mi rendo conto di quanto sia più stimolante tuonare su un indizio fornito dalle locandine di una campagna di informazione, forse sarebbe più onesto aspettare lo svolgimento dell’evento, prendendo atto dei contenuti e condividerli o no, magari giustiziandoli, anche senza appello, ma a ragion veduta.

Odio i pistolotti anche se da genitore li ho praticati e li pratico ancora, ma questa volta ho deciso, anche se controvoglia, di somministrarlo comunque a mia figlia via web, rispettando almeno la sua volontà di stabilire se essere citata o no in questo post: per dare un senso alle parole e ai relativi portatori e per non rischiare di confondersi (…o confondere), si potrebbe comodamente mettere in atto un’efficace e gratuita tecnica di disambiguazione (da Wikipedia, disambiguazione: “Operazione con la quale si precisa il significato di una parola o di un insieme di parole, frasi…”): informarsi.

Author: admin

Michele Morandi nasce a Napoli nel 1964. Dal 1990 vive a Torino dove svolge la professione di Medico Igienista. Il suo indissolubile legame con Napoli, così come la cultura degli anni ’70, hanno fortemente influenzato la sua azione creativa. La trasposizione di immagini e vissuti del passato sono sempre diretti a un’interpretazione della realtà corrente. Nel 2013 pubblica per la Hever editrice L’uomo che non esiste. Il volume è stato presentato a Napoli presso la Saletta Rossa della Libreria Guida e a Torino al Salone Internazionale del Libro di quell’anno. Nel 2015 pubblica sempre per la Hever editrice Il teorema della memoria, presentato a Torino in anteprima presso il Salone Internazionale del Libro e a Napoli presso il Palazzo delle Arti. Nel 2019 pubblica per L’Erudita del Gruppo Giulio Perrone Editore Segui la marea. E’ autore del blog Il buco nelle nuvole, una pagina che oltrepassa la cortina nebbiosa del politically correct e del pensiero unico oggi imperante nel giornalismo e nella politica.