Pesi e misure

 

Gli hate speech, stando alla definizione del dizionario Oxford, consistono in un intenso ed estremo sentimento di avversione, rifiuto, ripugnanza, livore, astio e malanimo verso qualcuno.

…Non va trascurato, infatti, il pericolo che nel sanzionare lo hate speech, si arrivi a limitare indebitamente la libertà di espressione, che non può non includere la libertà di polemica, anche aspra; occorrono criteri oggettivi e simmetrici, non soggettivi e asimmetrici; non si può vietare un certo comportamento o espressione sulla base del fatto che qualcuno afferma di esserne offeso, altrimenti si tutelano maggiormente gli intolleranti rispetto agli altri; anzi, coloro che si dicono “offesi” dalla pacifica manifestazione dell’altrui identità, cultura o religione, al fine di impedirla, attuano una forma di prevaricazione inaccettabile; dall’altra parte, non può essere in nessun modo accettabile, contro chiunque sia rivolta, una comunicazione volta ad attribuire falsamente comportamenti, atti o dichiarazioni, specialmente quando questi configurano dei reati; una recente sentenza della Corte di Cassazione che sostanzialmente tutela gli insulti diffusi attraverso i social media rischia di incentivare addirittura questi fenomeni;

Le considerazioni appena citate non sono estratte da un articolo de Il Secolo d’Italia, o da un discorso di un parlamentare leghista con tanto di elmo vichingo a Pontida. È scritto nella cosiddetta mozione Segre.

Roberto Saviano e la personalizzazione dell’odio. 

Roberto Saviano in un video per denunciare uno stato di odio verso la Senatrice a vita, promotrice della suddetta mozione, decide di calarsi, (…e non sarebbe la prima volta) nei panni di un hate speech, così come definito all’interno della medesima mozione. Forse la sua è stata una dimostrazione di come non bisogna essere per contrastare i comportamenti di gente come gli ultras calcistici e gli estremisti di destra. O forse, si è lasciato un po’ andare, viste le critiche ricevute dai suoi odiati interlocutori, ma il tono nel video non era quello di un uomo in preda a una crisi nervosa. Io credo invece che l’odio espresso da Saviano in questo Paese venga misurato con due pesi e altrettante misure. Se si dichiara pubblicamente che uno che la pensa diversamente sia uno “schifoso” il giudizio etico cambia a seconda del bersaglio. Se non si è allineati al “pensiero unico” l’essere considerato schifoso è solo una critica,  ma se si fa parte della grande famiglia del politicamente corretto e qualcuno ti dice su un social che fai schifo tutto cambia. 

Dopo un rimpasto di Giunta al Comune di Napoli è emerso che la neo assessora alla cultura Eleonora De Majo nel recente passato, aveva affermato che il ‘sionismo è nazismo’, paragonato l’allora premier israeliano Netanyahu a Hitler, definito il governo israeliano ‘un manipolo di assassini’ e gli israeliani ‘porci, accecati dall’odio, negazionisti e traditori finanche della vostra stessa tragedia’, riducendo il numero degli ebrei assassinati nella Shoà a 4 milioni”

https://napoli.repubblica.it/cronaca/2019/11/13/news/napoli_comunita_ebraica_sconcerto_per_la_nomina_di_eleonora_de_majo_-241005707/

Premesso che associare la parola “cultura” alle suddette affermazioni è paradossale, tutto questo a livello mediatico non è stato minimamente considerato hate speech.

Un giornalista, Fausto Biloslavo, aggredito e insultato da estremisti di sinistra all’Università di Trento che volevano impedirgli di parlare accusandolo di essere “fascista”, si è giustamente chiesto: «La neonata Commissione per il no all’antisemitismo e al razzismo si batterà contro “l’intolleranza, l’istigazione all’odio e alla violenza” si spera senza distinzione di parte. Lo farà a Trento dove una banda di squadristi rossi mi ha impedito di parlare la prima volta e ha reso un caos la seconda con urla e messaggi di odio, intolleranza e violenza?».

Illuminismo

La mia opinione, a differenza di chi si indigna a senso unico per l’odio (…e poi si uniforma) magari invocando la galera per gli altri, è che tentare di normare il tenore dell’espressione di un’idea sia pura follia. Condannare mediante la libera espressione è sempre lecito, ma già i codici di legge definiscono i confini di ingiuria, diffamazione e calunnia.  Pensare di graduare la sanzionabilità di un’espressione di odio a secondo dell’argomento o addirittura di chi la esprime ha un amaro sapore orwelliano. 

Santo Illuminismo quando si affermava che “per capire chi vi comanda basta scoprire chi non vi è permesso criticare.”…

Author: admin

Michele Morandi nasce a Napoli nel 1964. Dal 1990 vive a Torino dove svolge la professione di Medico Igienista. Il suo indissolubile legame con Napoli, così come la cultura degli anni ’70, hanno fortemente influenzato la sua azione creativa. La trasposizione di immagini e vissuti del passato sono sempre diretti a un’interpretazione della realtà corrente. Nel 2013 pubblica per la Hever editrice L’uomo che non esiste. Il volume è stato presentato a Napoli presso la Saletta Rossa della Libreria Guida e a Torino al Salone Internazionale del Libro di quell’anno. Nel 2015 pubblica sempre per la Hever editrice Il teorema della memoria, presentato a Torino in anteprima presso il Salone Internazionale del Libro e a Napoli presso il Palazzo delle Arti. Nel 2019 pubblica per L’Erudita del Gruppo Giulio Perrone Editore Segui la marea. E’ autore del blog Il buco nelle nuvole, una pagina che oltrepassa la cortina nebbiosa del politically correct e del pensiero unico oggi imperante nel giornalismo e nella politica.

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