Vaccini e sacralità. Veneziani e i vaccini

Caro Veneziani,

in un recente mio post sul blog “Il buco nelle nuvole” (e mai titolo è stato più calzante parlando di vaccini), l’ho citata per la stima sincera che nutro per Lei e per quanto scrive. Ho commentato un Suo articolo che ho trovato illuminante e, dichiarando la mia ammirazione per le Sue parole, ho annunciato un post di critica, spero costruttiva, su un’altro Suo scritto: “Il vaccino sacro” pubblicato su il Tempo del 5 settembre 2017, http://www.marcelloveneziani.com/articoli/il-vaccino-sacro/

Sento il dovere di uomo libero, prima di essere un medico, di esprimere la mia lettura critica di quanto da Lei commentato pur se in forma di quesiti, come al solito garbati e al tempo stesso acuti. Senza tanti giri di parole arrivo al dunque. Partiamo immediatamente da un “non dogma”, non certo “di Stato”, ma di scienza. I vaccini prevengono molte malattie infettive e, tra di esse, la gran parte di quelle diffusive, punto! Questa non è un opinione, né una verità da acquisire senza alcun esame critico perché è un dato di fatto! Tutto si può discutere ma non un’evidenza dimostrata e dimostrabile nuovamente un’infinità di volte. Tale circostanza porta inevitabilmente a un fatto reale e non a un dogma, che piaccia o no. Partendo da questo presupposto è possibile aprire una discussione su mille altri risvolti collegati all’uso dei vaccini. Ed eccoci giunti alle Sue sacrosante domande formulate nel Suo articolo, che tuttavia necessitano di risposte senza alcuna aspirazione di essere anch’esse sacrosante ma  attendibili il più possibile.

Perché insorge solo ora l‘impellenza e la necessità obbligatoria di vaccinarsi, c’è qualche epidemia, c’è qualche minaccia in corso, c’è qualche emergenza che a noi sfugge o solo quei rari casi sparati nei media, presunti e gonfiati a dismisura?

Esistono i cosiddetti osservatori epidemiologici. Essi, in poche parole, osservano l’andamento statistico in tempo reale delle malattie e quindi anche di quelle infettive e diffusive. Quando registrano picchi anomali di patologie, lo comunicano al ministero competente che è tenuto a prendere provvedimenti o direttamente o tramite le Regioni e in alcuni casi anche ai Comuni e a tutte le altre Istituzioni collegate o semplicemente interessate ai rischi evidenziati. Ecco spiegata l’impellenza.

Hanno ragione gli organi sanitari di oggi che obbligano a vaccinare su quelli delle generazioni precedenti che non li prevedevano, abbiamo acquisito qualche nuova conoscenza che non divulgate per non spaventarci ma che mette in pericolo l’umanità?

Non c’è alcuna nuova conoscenza non divulgata per non spaventare l’umanità, anche perché quelle “vecchie” già aiutano a prevenire in modo efficace malattie che si credevano ormai estinte. Vaccinare chi non lo era prima previene il rischio di ammalarsi oggi, epoca in cui, anche per la percezione sbagliata dell’annientamento di alcune malattie, si sono ridotti gli accessi alle vaccinazioni. Meno sono i vaccinati e più è probabile la ricomparsa a livelli non accettabili di una malattia infettiva come nel caso del morbillo.

Non volete farci sapere, per esempio, per ragioni di correttezza politica e timore di xenofobia, che i migranti sono portatori di malattie infettive a noi ignote o debellate da tempo e dunque tocca vaccinare i bambini?

Se esista un interesse politico a nascondere numeri sulle malattie diagnosticate sui migranti non lo so, ma i numeri relativi alla situazione sanitaria di questi ultimi sono a disposizione di tutti, considerato l’obbligo di trasmissione dei flussi di dati. Non c’è nulla di strano sul piano scientifico nell’affermare che ogni migrazione porta, tra le mutazioni visibili o meno percepibili anche rischi sanitari. Ad esempio la tubercolosi endemica in alcuni paesi dell’est è una di esse, ma a diffondere la stessa tubercolosi sono le condizioni di vita insalubre di chi si arrangia in ambienti confinati che certamente favoriscono la diffusione non solo di questa, ma anche di altre patologie. In altri Paesi è endemica la poliomielite, ma la politica vaccinale italiana ha protetto e continua a proteggere, proprio con l’obbligo vaccinale, da sempre il nostro Paese. Correlare altresì l’obbligo di vaccinare alle migrazioni, si può anche discutere amichevolmente davanti a un aperitivo, ma non ne risulta evidenza di efficacia univoca. Diversa e concreta può essere la necessità contingente di vaccinare il personale operante dedicato alla prima accoglienza e contatto con migranti dei quali è completamente sconosciuto il profilo sanitario.

Perché alcune malattie dette esantematiche, ritenute da sempre inevitabili, perfino benefiche, diventano di colpo da evitare e da prevenire?

Le malattie cosiddette esantematiche con l’avvento dei vaccini fortunatamente non sono più inevitabili. Sono sempre state da evitare e da prevenire. Tuttavia gli ultimi dati sull’incidenza di queste ultime non sono più compatibili con un livello minimo accettabile di nuovi casi annui. Ad esempio, (fonte ISS) se a fronte di 844 casi totali di morbillo nel 2016, ne sono stati registrati solo nei primi tre mesi del 2017 ben 700 (nei primi tre mesi del 2016 erano stati 220) significa che l’aumento è stato di oltre il 230%. Il che suggerisce il rischio di un’epidemia progressiva da contrastare. Il ritenere benefiche le malattie esantematiche fa parte di un suggestivo corredo culturale e tradizionale delle nostre nonne che nulla ha a che fare con l’evidenza scientifica. Quelle patologie “benefiche” hanno, soprattutto se contratte da adulti una seria probabilità di causare complicanze prevedibili ma non curabili se non evitando di contrarre la malattia.

È vero che a produrre il vaccino è praticamente solo un’azienda, la Glaxo Smith Kline (GSK)?

“È vero che ha potenziato i suoi insediamenti industriali nel Granducato di Toscana o sono tutte sciocchezze sparate dagli spacciatori di fake news?”

“È vero o è una misera bufala che l’azienda farmaceutica avrebbe ridotto gli investimenti sulla ricerca oncologica per tuffarsi nel grande business dei vaccini, più sicuro nei profitti e più redditizio?”

“È vero che la ricerca sui vaccini e sulle loro controindicazioni è affidata a centri finanziati, sostenuti, dalle stesse aziende che li producono?

Ho riunito le Sue domande di carattere economico in un’unica risposta e mi permetto di rispondere alla Sue domande con un’altra domanda: qualora esistesse un’unica Azienda farmaceutica ad avere l’esclusiva dei vaccini fino a fine brevetto, non solo in Italia ma in tutto il mondo, cosa cambierebbe? Il fatto che faccia bene bere latte non significa che se il latte viene prodotto da poche multinazionali o una in particolare e che magari promuova la ricerca per migliorare il prodotto, mi porrò dei dubbi se berlo o no? Ci interessa che le Aziende di settore producano farmaci in grado di debellare malattie in modo sicuro, efficace e a un costo accettabile per la popolazione, oppure che le aziende di settore non lucrino? Esiste un business, che piaccia o no, anche per i farmaci e il comportamento delle aziende farmaceutiche non credo sia tanto diverso da altre multinazionali, ma se vaccinare riduce il numero di nuovi casi di malattie e quindi di complicanze, credo che tutto diventi un discorso di priorità. La priorità per come la vedo io è per i farmaci, vaccini compresi, la triade: sicurezza, efficacia e costo/beneficio accettabile.

È vero che il paese leader nell’uso dei vaccini e nella presenza di aziende farmaceutiche, gli Stati Uniti, è leader in occidente nella mortalità infantile a causa di cancro, ci può essere un nesso tra le due cose?

Quest’agghiacciante ipotesi proprio per la sua portata andrebbe verificata. Certo che ipotizzare l’aumento della mortalità infantile per cause oncologiche, a causa dei presunti o reali disinvestimenti nel settore farmaceutico, mi sembrerebbe un po’ riduttivo in considerazione di una moltitudine di altri fattori che potrebbero influire su quel dato, ammesso che sia attendibile. In considerazione del progresso raggiunto al massimo mi aspetterei una stabilizzazione della mortalità nel caso di un rallentamento della ricerca e non certo un incremento. Comunque su questa tremenda ipotesi non ne so molto e non dico altro.

I vaccini possono essere nocivi, come sostiene l’allarmismo opposto dei no vax, o per dirla meglio: quali sono i rischi veri comparati ai vantaggi dei vaccini e quali invece possiamo considerarli innocui nel senso che non nuocciono ma sarebbero pure superflui?

I vaccini non sono acqua”. Così recita un utile opuscolo divulgativo dell’Istituto Superiore di Sanità; sono farmaci. Come tutti i farmaci, a partire dall’acido acetilsalicilico (Aspirina) per citarne uno tra i più diffusi e per i quali fino a oggi non mi sembra di aver notato campagne “NoAspirina”, possono provocare effetti collaterali, in rarissimi casi, anche gravi.

Circa la comparazione tra rischi e vantaggi dei vaccini, senza esprimere opinioni, cito un estratto dell’opuscolo di cui sopra, riguardante il morbillo, senza ricorrere ad articoli scientifici incomprensibili per quasi chiunque e rimando la trattazione delle comparazioni di altre malattie infettive prevedibili con i relativi vaccini a questo indirizzo http://www.epicentro.iss.it/temi/vaccinazioni/pdf/Vaccinazioni%20Dubbi%20e%20risposte-bassa%20def.pdf

Rischi dovuti alla malattia

Nei paesi come l’Italia le caratteristiche principali sono:

➔ febbre in tutti gli infettati: superiore a 38°C e no a 40°C

➔ rash cutaneo: sempre presente

➔ diarrea: 8 ogni 100 casi

➔ otite media: 7-9 ogni 100 casi

➔ polmonite: 6 ogni 100 che porta a morte nel 15% dei casi

➔ convulsioni: 1 ogni 200 casi

➔ trombocitopenia: 1 ogni 3.000 casi

➔ encefalite: 1 ogni 1.000 casi e con sequele permanenti nel 15% dei

casi

➔ panencefalite subacuta sclerosante: 1 ogni 100.000 casi

➔ decessi: 1-2 ogni 1.000 casi per la malattia o le sue complicanze

Rischi dovuti al vaccino

Attualmente è disponibile solo il vaccino combinato con quello della roso- lia e della parotite ed è costituto dai tre virus vivi attenuati. Gli eventuali effetti collaterali del vaccino combinato compaiono a distanza di 7-14 giorni dalla vaccinazione e sono:

➔ febbre: 5-15 ogni 100 dosi

➔ rash cutaneo transitorio: 5 ogni 100 dosi

➔ gonfiore alle linfoghiandole del collo: 1-2 ogni 100 dosi

➔ convulsioni febbrili: 1 ogni 3.000 dosi

➔ trombocitopenia transitoria: 1 ogni 30.000-40.000 dosi entro 2 mesi

➔ encefalite: meno di 1 ogni 1.000.000 dosi

➔ parotite: molto raramente

➔ artralgie: 5 ogni 1000 dosi in bambini, 1 ogni 4 dosi in donne adulte ➔ reazione allergica severa: meno di 1 ogni 1.000.000 dosi

➔ decessi: osservato solo nell’immuno-compromesso

È stato dimostrato che il vaccino non provoca autismo

Ha senso rischiare la malattia quando abbiamo a disposizione un vaccino sicuro ed efficace?

No, perché:

➔ il virus si trasmette per via aerea e la sua circolazione non è in influenzata dalle migliorate condizioni socio-economiche

➔ il morbillo è ancora largamente diffuso in tutto il mondo

➔ è una malattia estremamente contagiosa e nei paesi maggiormente

colpiti continuano a verificarsi decessi e ricoveri ospedalieri per le sue

complicanze

➔ non vi è nessun trattamento specifico contro il morbillo e solo il vacci-

no può prevenire la malattia

➔ per non avere più epidemie occorre vaccinare più del 95% dei bambini; se questa percentuale scende anche di pochi punti, compaiono

focolai epidemici

➔ l’efficacia del vaccino si vede chiaramente dal numero ridotto di casi di malattia, ricoveri, decessi rispetto a qualche decennio fa, nelle aree con buoni livelli di vaccinazione.

Quanto citato mi sembra già sufficiente a comprendere quanto sia opportuno non ammalarsi. In tal senso sarebbe utile spiegare a coloro che ritengono un contagio più naturale di un’immunizzazione da vaccino quanto ciò non sia corretto. La risposta immunitaria è la medesima, solo che il vaccino protegge a minori rischi. I dati suddetti spiegano perché far ammalare di proposito i propri figli e quelli degli altri è sbagliato se non addirittura criminale.

È vero che si stanno preparando altri vaccini, già ce ne sarebbero in lista d’attesa una trentina, compreso il mitico vaccino per vaccinarsi dai vaccini?

Anche questo non lo so, ma se così fosse ne sarei lieto alle solite condizioni di cui sopra: sicurezza, efficacia, costo/beneficio accettabile. In tal senso vorrei aggiungere che i costi (prezzi) dell’acquisto dei vaccini, andrebbero comparati ai costi sostenuti dalla collettività in caso di malattie (o peggio, epidemie) e a quelli della gestione delle loro tragiche complicanze mediche e sociali.

“Il prossimo target dei vaccini saranno gli anziani? Vi ricordate come finì coi vaccini per la Sars e per l’aviaria, col loro vertiginoso investimento pubblico?

L’epidemia mondiale di SARS e quella in estremo oriente della cosiddetta Influenza aviaria sono state vicende, pur se dai risvolti in parte oscuri, diverse rispetto alla questione riguardante i vaccini contro le malattie che con costanza rappresentano un problema di prevenzione nel nostro Paese. Si tratta di eccezionalità pur facendo parte di un ciclo tipico della diffusione delle malattie infettive. Per entrambe non mi risultano però investimenti in questo Paese in termini di vaccini, ma certamente in termini di costi di salute pubblica, costi spesso levitati con l’influenza mediatica.

Eccoci giunti alle conclusioni caro Veneziani. Lei è un uomo libero da schemi preconcetti e ipocrisie e comprendo bene la Sua sindrome repulsivo immunitaria contro ciò che chiama “statalismo sanitario”. Se la obbligassero a dimagrire imponendole di andare a correre tutte le mattine, sotto la sorveglianza di due agenti della Polizia Locale, per ridurre i sui valori di trigliceridi e colesterolo allo scopo di abbassare il rischio di malattie cardiovascolari e quindi di pesare meno, anche sul SSN, capirei la Sua preoccupazione. Peraltro mi risulta che l’imposizione di dimagrire sia vigente in alcuni “democraticissimi” Paesi occidentali, pena la non assicurazione sanitaria e il divieto di accesso ai servizi di cura. Ma l’introdurre nuovi obblighi vaccinali a distanza di anni dall’avvento di quelli già presenti mi sembra qualcosa di diverso da una coercizione malevole e antilibertaria. Anzi, sono convinto che il concetto: “La tua libertà finisce dove inizia la tua” sia molto aderente. Lo rivedrei come: “La mia libera e cosciente scelta di non contrarre una malattia (magari perché non posso vaccinarmi per motivi di salute), finisce dove inizia la tua di ammalarti non vaccinandoti e trasmettendomi la tua malattia…

Author: admin

Michele Morandi nasce a Napoli nel 1964. Dal 1990 vive a Torino dove svolge la professione di Medico Igienista. Il suo indissolubile legame con Napoli, così come la cultura degli anni ’70, hanno fortemente influenzato la sua azione creativa. La trasposizione di immagini e vissuti del passato sono sempre diretti a un’interpretazione della realtà corrente. Nel 2013 pubblica per la Hever editrice L’uomo che non esiste. Il volume è stato presentato a Napoli presso la Saletta Rossa della Libreria Guida e a Torino al Salone Internazionale del Libro di quell’anno. Nel 2015 pubblica sempre per la Hever editrice Il teorema della memoria, presentato a Torino in anteprima presso il Salone Internazionale del Libro e a Napoli presso il Palazzo delle Arti. Nel 2019 pubblica per L’Erudita del Gruppo Giulio Perrone Editore Segui la marea. E’ autore del blog Il buco nelle nuvole, una pagina che oltrepassa la cortina nebbiosa del politically correct e del pensiero unico oggi imperante nel giornalismo e nella politica.