Beppe Grillo, il progresso scientifico e il mercato

«la Révolution française a baptisé ce qu’elle a aboli» «La rivoluzione francese ha battezzato ciò che ha abolito» dal saggio L’Ancién régime et la révolution. di Alexis de Tocqueville 1856

I saldi di stagione sono cominciati, almeno in politica. Gli acquirenti/elettori dopo spasmodica attesa si possono riversare furiosamente nei negozi a incassare quanto promesso dai commercianti/politici in campagna elettorale. Prezzi stracciati, affari imperdibili: reddito di cittadinanza, flax tax, abrogazione legge Fornero, abolizione tasse universitarie e tanti altri cadeau spergiurati al pubblico fino al 4 marzo. Qualcuno tra i politici con toni trionfalistici ha dichiarato di fare piazza pulita di tutto ciò che c’era prima e ancor prima di iniziare già delude frotte di clienti già in fila davanti ai CAAF per “guadagnarsi” il reddito di cittadinanza promesso. Erano lì pronti ad accaparrarsi il super saldo di stagione e il Tommaso Aniello d’Amalfi in arte Masaniello, ma da Pomigliano d’Arco, Di Maio, li stoppa con frasi da astuto temporeggiatore. I primi a essere arrivati davanti al negozio grillino, affamati di saldi, prima promessi fino all’80% del prezzo pieno, poi prontamente ridimensionati, pare che abbiano esclamato: “Non cambia mai: promettono di abbassare i prezzi, poi ci vendono gli scarti di magazzino”. E pensare che i five stars erano gli stessi rivoluzionari che definivano Renzi un venditore di fumo. È il solito problema dei movimentisti: il talento per rovesciare non corrisponde mai a quello per costruire, almeno in democrazia. Quando qualcuno, privo di esperienze, pensa di fare meglio di chi c’era prima, solo perché bravo a contestare, l’effetto non può essere che quello definito da Tocqueville nel suo saggio. L’inesperienza porta a convincersi che bastino le idee per governare, ma la storia ci dice che non è così e soprattutto in democrazia. Il passato suggerisce che il consenso così ampio, soprattutto se guadagnato al sud, è volatile come i bitcoin. Ciononostante di permanente c’è la campagna elettorale di Beppe Grillo. Oggi leggo sul periodico “Quotidiano sanità” un suo post, tratto dal blog, dal titolo: “Business Sanità: mercato infinito”.

http://www.quotidianosanita.it/m/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=59839&fr=n

Spero di riuscire a sintetizzare in poche parole il pensiero dell’ex comico. Lui dichiara, partendo da un presupposto “economico”: «Se hai una malattia che per essere curata ha bisogno di trattamenti speciali e tecniche particolari, lo Stato non può non curarti, rivendicando il pareggio di bilancio.» poi, passando ai media aggiunge: «Serve più cultura sanitaria, più informazione. I media hanno creato l’idea che la scienza medica sia la più esatta delle scienze (quando la medicina, scienza esatta non è!). Questa sensazione, molto rassicurante, ci porta spesso a cercare la cura ad ogni costo, il farmaco ad ogni costo. Questo ha come conseguenza il mantenimento di una illimitata richiesta

Ma ciò che mi ha incuriosito è il passaggio seguente: «Chiunque sia stato ricoverato in ospedale ha potuto provare l’autoritarismo prescrittivo ed organizzativo su cui è fondato il sistema sanitario, soprattutto nel rapporto curante/curato. Il paziente è spogliato di ogni libertà personale, di ogni autonomia decisionale. Tutto il sistema, dalla sveglia, alle visite, ai pasti o alla possibilità di comunicare con l’esterno è pensato in funzione delle attività degli operatori e mai del paziente, che poi è quello che subisce in silenzio e paga la fattura. Questo è inconcepibile in un Stato democratico.»

La denuncia di Grillo risiederebbe nella pervasività del mercato farmaceutico in sanità: «I medici sono molto influenzati dalla promozione dei farmaci, molto più di quanto ne siano coscienti

A sostegno di questa ipotesi, espressa come suo consueto come una tesi accertata, Grillo cita Robert Smith ex direttore fino al 2004 della prestigiosa rivista scientifica British Medical Journal. Quest’ultimo, secondo Grillo, avrebbe sostenuto che solo il 15% degli interventi medici sono suffragati da evidenze scientifiche. Si desume pertanto che l’85% di ciò che decide il medico non godrebbe delle suddette evidenze e che egli prescriverebbe rimedi clinici utilizzando la cosiddetta “etica dell’ignoranza” ideata dallo stesso Smith in un suo articolo. In altre parole, sostiene Smith, io medico prescrivo solo perché al paziente piace sapere che sono uno competente e quindi pretende una prova tangibile di ciò attraverso una ricetta, una richiesta di esami o un consulto specialistico. Quindi il post si conclude con una serie di esempi di incongruenze cliniche, (rigorosamente, come di consueto, privi di fonti e riferimenti bibliografici) tutti ambientati negli USA; di dati epidemiologici sulla situazione italiana neanche l’ombra.

Parto subito da ciò che condivido del Grillo pensiero e cioè che l’informazione generalista ha condizionato e condiziona il cittadino sulla certezza, assolutamente falsa, che la medicina sia obbligata a risolvere con successo tutti i problemi sanitari esistenti, compresi quelli che non sono legati alla cura delle malattie. Alterazioni dei valori del sangue nella terza età o l’aumento della frequenza di diabete, di patologie oncologiche e cardiache collegate al passare degli anni, rappresentano eventi attesi. Non significa certo che debbano essere sottovalutati, al contrario vanno gestiti e le loro complicanze vanno prevenute per quanto possibile, ma è impensabile evitarle in assoluto. Questo equivoco in effetti può portare a una cultura della cura e del farmaco “ad ogni costo” con una domanda illimitata di risorse.

Sui singoli esempi riportati da Grillo invece non mi esprimo anche perché senza conoscerne fonte e attendibilità è impossibile formulare qualsiasi giudizio. Mi limito solo ad osservare che Robert Smith prima del suo passaggio di consegne avvenuto nel 2005 e prima delle sue campagne contro il marketing sanitario, ha diretto il BMJ per venticinque anni! Mi chiedo dov’è stato in quei due decenni e mezzo per non accorgersi delle pressioni del mercato, durante la sua reggenza visto che era anche editore della rivista.

Già che ci sono, mi pongo anche un’altra domanda: cosa propone Grillo come soluzione a quanto da lui denunciato? Nel blog non c’è scritto. Certo il mercato sanitario esiste eccome, ma siamo certi che l’innovazione scientifica non sia anche frutto di quel mercato? Per un attimo immaginiamo di eliminarlo: cosa propongono Grillo e i suoi per soddisfare la domanda di salute che tutti gli accademici, i ricercatori, i clinici, i manager sanitari arrivati prima di lui non abbiano ancora immaginato?

Forse Grillo rimanderà tutto alla competenza del candidato premier Di Maio. Forse quest’ultimo chiamerà come ministro Robert Smith, il quale nonostante continui, democraticamente, a scrivere di “mala scienza” sul blog dello stesso BMJ, pare non abbia ancora trovato il rimedio per finanziare la ricerca e promuovere la produzione dei farmaci e delle tecnologie in base a criteri esclusivamente etici (…non si sa stabiliti da chi).

Come dire: l’immaginazione al potere, così come il realismo…

Author: admin

Michele Morandi nasce a Napoli nel 1964. Dal 1990 vive a Torino dove svolge la professione di Medico Igienista. Il suo indissolubile legame con Napoli, così come la cultura degli anni ’70, hanno fortemente influenzato la sua azione creativa. La trasposizione di immagini e vissuti del passato sono sempre diretti a un’interpretazione della realtà corrente. Nel 2013 pubblica per la Hever editrice L’uomo che non esiste. Il volume è stato presentato a Napoli presso la Saletta Rossa della Libreria Guida e a Torino al Salone Internazionale del Libro di quell’anno. Nel 2015 pubblica sempre per la Hever editrice Il teorema della memoria, presentato a Torino in anteprima presso il Salone Internazionale del Libro e a Napoli presso il Palazzo delle Arti. Nel 2019 pubblica per L’Erudita del Gruppo Giulio Perrone Editore Segui la marea. E’ autore del blog Il buco nelle nuvole, una pagina che oltrepassa la cortina nebbiosa del politically correct e del pensiero unico oggi imperante nel giornalismo e nella politica.