Chiellini e il calcio dissociato

Il cervello si scinde come una cellula in due, poi in tre, poi in quattro, e così via. A volte si ferma presto. A volte continua a dividersi fino a creare un centinaio di identità diverse racchiuse in un solo organismo. Il corpo umano diventa una sorta di condominio in cui vivono tante persone che non si conoscono (e a volte litigano) e che hanno storie, abitudini e ricordi diversi.” Cito dall’articolo di Giulia Cavalcanti a proposito del Disturbo dissociativo dell’identità. 

https://www.sanitainformazione.it/salute/personalita-cervello-cellula-sdoppiarsi/

Aggiunge l’autrice che da tale disturbo: “Ne deriva lo sviluppo di tanti “altri” che prendono ciclicamente il controllo del comportamento dell’individuo, dando vita a vuoti di tempo e a cambiamenti repentini di linguaggio se non di lingua, di atteggiamento e di abilità: adulti che si comportano e si esprimono come bambini, persone che iniziano a parlare una lingua che non sapevano di conoscere, due parti di sé che litigano a voce alta parlando con toni e linguaggi diversi.”

Si tratta dunque di un grave problema psichico sul quale non ho alcuna intenzione di essere irrispettoso o sminuente. Tuttavia, non posso negare di avervi per un attimo volto la mente dopo aver letto questo articolo, ripreso da Repubblica e pubblicato su un sito di tifosi bianconeri: https://www.tuttojuve.com/primo-piano/chiellini-a-repubblica-ripartenza-se-penso-a-3-mesi-senza-tifosi-mi-passa-la-voglia-ma-dobbiamo-adattarci-aspettiamo-higuain-ecco-perche-ho-scritto-od-513402

Si tratta di un’intervista a Giorgio Chiellini in merito al suo libro e al suo futuro dopo il calcio.

Chiellini deve sicuramente essere una brava persona. Fa beneficenza, è sempre pacato nei toni delle interviste, si è trovato il tempo di laurearsi, pur svolgendo un mestiere totalizzante. Quindi non è uno di quei calciatori con importanti vuoti culturali. Le sue parole in quell’intervista sembrano però quelle di persone dall’identità distinta. Cito:

Quando ero giovane ero io che volevo innervosirmi, cercavo di continuo lo scontro. Sono una persona razionale, ma quando ho iniziato a giocare con gli adulti ha cominciato a venire fuori da dentro, come qualcuno che prima non c’era e che fuori dal campo non esiste.”

Penso che la gente capirà cosa intendo dire, che non verrò interpretato male. Io odio sportivamente l’Inter come Michael Jordan odia i Pistons, non posso non odiarla, ma il 99,9 per cento delle volte che ho incontrato fuori dal campo persone con cui mi sono scannato in partita, ci siamo fatti due risate.

“Se ho dei compagni che da avversario ho odiato? Higuain, ma conoscendolo mi ha sorpreso: i 9 sono egoisti, fanno un mestiere a parte, però lui ha un lato generoso, giocherellone.”

Mi vedo dietro una scrivania, non come ds o talent scout ma con un ruolo gestionale. Vorrei occuparmi di politica sportiva, se non fosse che è una parola che mi spaventa e che quello è un campo minato.

Ognuno ha la facoltà di dire ciò che vuole, assumendosene poi la responsabilità, ma un atleta professionista che in un’intervista utilizza, per descrivere sé stesso, spesso e volentieri la parola odio è perlomeno sorprendente. “Odio”, non è come “agonismo”, “combattività”, “competitività, “grinta”, “impegno”, tutti sostantivi correlabili a “sport”. “Odio” presuppone un sentimento di forte e persistente avversione, per cui si desidera il male o la rovina altrui. Peraltro, se le aspirazioni future di Chiellini sono quelle di occuparsi di politica sportiva, sarebbe meglio che si faccia spiegare da qualcuno che “politica” e “mediazione” vanno a braccetto: l’odio non è politica, è scontro tra ultras. Per cui se l’uso dei suoi termini è funzionale a non scontentare la tifoseria estrema è un conto, ma se odiare (anche se scherzosamente) è il biglietto da visita per le sue aspirazioni, forse deve fare prima i conti con una piccola sua dissociazione, non di identità, ma concettuale, perché la sua paura del campo minato, in relazione alla politica, è allora decisamente fondata.

Auguri per la sua prossima vita da sindacalista del calcio o Presidente della Federazione Italiana Gioco Calcio.

Author: admin

Michele Morandi nasce a Napoli nel 1964. Dal 1990 vive a Torino dove svolge la professione di Medico Igienista. Il suo indissolubile legame con Napoli, così come la cultura degli anni ’70, hanno fortemente influenzato la sua azione creativa. La trasposizione di immagini e vissuti del passato sono sempre diretti a un’interpretazione della realtà corrente. Nel 2013 pubblica per la Hever editrice L’uomo che non esiste. Il volume è stato presentato a Napoli presso la Saletta Rossa della Libreria Guida e a Torino al Salone Internazionale del Libro di quell’anno. Nel 2015 pubblica sempre per la Hever editrice Il teorema della memoria, presentato a Torino in anteprima presso il Salone Internazionale del Libro e a Napoli presso il Palazzo delle Arti. Nel 2019 pubblica per L’Erudita del Gruppo Giulio Perrone Editore Segui la marea. E’ autore del blog Il buco nelle nuvole, una pagina che oltrepassa la cortina nebbiosa del politically correct e del pensiero unico oggi imperante nel giornalismo e nella politica.

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