Con il Covid 19 è proibito proibire

Ma quanto sono diventati comunisti i leader della destra italiana. Le battaglie che si ostinano a chiamare “di libertà” ricordano ambientazioni sessantottine che, se non ci sarà una rapida inversione, rischiano di trasformandosi in lugubri e violenti scenari settantasettini. Gli slogan delle piazze rosse di cinquant’anni fa tipo Contro i sensi vietati, le strade del possibile/Articolo 1: è proibito proibire. Articolo 2: l’articolo 1 è abolito./Ora e sempre resistenza, sarebbero adattissimi alle attuali manifestazioni dei week end nei centri delle grandi città apertamente difese dalle due forze principali del centrodestra. Non c’è una sola ragione valida, ideologica, politica o semplicemente elettorale per cavalcare libertà che che non hanno nulla a che fare con la Libertà con la “L” maiuscola. Anzi, l’elettorato tipicamente non di sinistra, dopo queste posizioni nichiliste, si è ritirato in buon ordine. Ma, oggi come allora, chiunque dissenta da quelle linee di “non pensiero” è considerato dai comunicatori pseudo liberali un dittatore sanitario. Non una proposta seria e motivata, da parte di quei leader, non una soluzione definitiva, che peraltro non sembra esistere, visto che ogni paese ne ha adottata una senza mai risolvere l’epidemia, definitivamente. Quando e se il Centrodestra vincerà le elezioni, mi piacerebbe sapere, cosa farà per limitare o addirittura azzerare i danni della pandemia.

La sfiducia per la scienza instillata da quei leader politici e, soprattutto, dai loro sostenitori dell’informazione sta alimentando confusione e paura. Chiamano medici e infermieri, che promuovono l’utilizzo dei vaccini, “ultrà sanitari”, paragonandoli ai condannati per il triste caso degli affidi illeciti di Bibbiano. Titolano sulle prime pagine “Taroccano i dati sui contagi dei bimbi” facendo il verso all’attore “no vax”, “no pass”, “no 5G” Enrico Montesano che scandiva slogan tipo “Giù le mani dai bambini!”. Tutto ciò che si decide viene spacciato per un complotto della politica, ma l’unico effetto è la paura instillata nella gente. La scienza non è infallibile, d’altronde nulla lo è. Se scelgo di non fidarmi più di un medico, di un ospedale, di un farmaco, perché mi dovrei fidare dell’inchiostro per i tatuaggi, dei componenti di saponi e shampoo, dei cibi serviti nei ristoranti o dell’effetto sulla nostra pelle dei tessuti dei vestiti che indossiamo tutti i giorni? Se smetteremo di fidarci di ogni cosa, alla fine, ci rimarrà la libertà di chiuderci in casa, e lasciarci morire, in compagnia solo della nostra paura. In alternativa, con un gesto, che non c’entra nulla con la Libertà, potrei evitare di morire di Sars Covid19, non occupare un letto di un ospedale se mi ammalo di qualcosa di acuto che potrei facilmente evitare, oppure non dovrei sottopormi a svariati test per fare cose che altrimenti sottoporrebbero altri al rischio di infezione. Ultima considerazione paradossale: oggi uno tra i più credibili osservatori di destra dello scenario mediatico è un marxista che dirige un quotidiano dal titolo che evoca in pieno lo spirito riformista, con la “R” maiuscola.

A ognuno la sua libertà o (L)ibertà …

Author: admin

Michele Morandi nasce a Napoli nel 1964. Dal 1990 vive a Torino dove svolge la professione di Medico Igienista. Il suo indissolubile legame con Napoli, così come la cultura degli anni ’70, hanno fortemente influenzato la sua azione creativa. La trasposizione di immagini e vissuti del passato sono sempre diretti a un’interpretazione della realtà corrente. Nel 2013 pubblica per la Hever editrice L’uomo che non esiste. Il volume è stato presentato a Napoli presso la Saletta Rossa della Libreria Guida e a Torino al Salone Internazionale del Libro di quell’anno. Nel 2015 pubblica sempre per la Hever editrice Il teorema della memoria, presentato a Torino in anteprima presso il Salone Internazionale del Libro e a Napoli presso il Palazzo delle Arti. Nel 2019 pubblica per L’Erudita del Gruppo Giulio Perrone Editore Segui la marea. E’ autore del blog Il buco nelle nuvole, una pagina che oltrepassa la cortina nebbiosa del politically correct e del pensiero unico oggi imperante nel giornalismo e nella politica.

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