Diritto di cronaca?

Freibeuter” è, secondo il dizionario Treccani, il termine tedesco da cui etimologicamente deriva la parola farabutto. All’opposto il termine germanico risulta composto dalla parola frei (libero) beuter (collettore, raccoglitore). Letteralmente si tratta di uno che con ogni libertà ruba di frodo o, interpretandone il significato più comune, è una persona sleale e senza scrupoli, una canaglia, un mascalzone, un filibustiere. Tuttavia, il significato letterale di “libero collettore” è il più interessante, forse perché porta con sé quel non so che di refluo fognario che intriga di più. 

Non solo di questi tempi, ma da diversi anni, non è più importante cosa si scrive e quale impatto offensivo ha sugli altri: conta solo chi lo scrive. Una causa per diffamazione tra vip è solo un’insignificante passatempo per gente che non si preoccupa neanche di presenziare in un’aula di Tribunale, vista la schiera di avvocati pagati da editori e network televisivi di varia natura. Per male che vada qualcuno sborserà qualcosa a qualcun altro e tutto finirà in un blog di successo o in una mega polemica a vantaggio di qualche grande quotidiano. Se invece il farabutto è solo un comune mortale che inavvertitamente pesta con il proprio blog o con un post aggressivo su un social la deiezione sbagliata, rischia di rimanerci secco penalmente e patrimonialmente. Non è ovviamente il caso di chi può permettersi di chiamare un Presidente di Giunta o un suo collega giornalista rispettivamente  serial killer” o “miserabile verme” dalle colonne del quotidiano che dirige. Quel quotidiano, rammento, è pagato in massima parte dal finanziamento pubblico di milioni di cittadini, spesso in totale disaccordo con lui e, solo per quest’ultimo motivo, tra i destinatari indiretti dei suoi “complimenti” all’olezzo di m. Resta da capire se il diritto di cronaca e quello di diffamare coincidano man mano che la propria fama giornalistica cresce a danno dell’obiettivo di turno da diffamare per mero interesse. Un grande putiferio contro gli haters del “sottoproletariato espressivo” da social, ma clemenza collettiva per  i Travaglio, i Mughini, gli Sgarbi, i Feltri (ultima maniera) i Cruciani e tutti i notabili via etere e via web che insultano tutto e tutti pressoché impunemente. Non vorrei essere frainteso: sto difendendo proprio il diritto di questi ultimi a esprimersi come vogliono, ma, parimenti, lo stesso diritto di quella “legione di imbecilli”, così definita da Umberto Eco, che, o per emulazione o per propria natura malmostosa, ululano alla luna sui social senza però alcuna rete di protezione legale e finanziaria. Se la ex Presidentessa della Camera dei Deputati Boldrini decide di denunciare tutti i miserabili che le hanno augurato via internet di subire le peggiori violenze, non capisco perché la stessa enfasi, salvo rari casi, non venga spesa contro altri vip da suburra che chiamano il prossimo assassini, ladri, stupratori ecc.. 

È il caso di dire che vip non mangia vip con buona pace e dignità dei cani…

Author: admin

Michele Morandi nasce a Napoli nel 1964. Dal 1990 vive a Torino dove svolge la professione di Medico Igienista. Il suo indissolubile legame con Napoli, così come la cultura degli anni ’70, hanno fortemente influenzato la sua azione creativa. La trasposizione di immagini e vissuti del passato sono sempre diretti a un’interpretazione della realtà corrente. Nel 2013 pubblica per la Hever editrice L’uomo che non esiste. Il volume è stato presentato a Napoli presso la Saletta Rossa della Libreria Guida e a Torino al Salone Internazionale del Libro di quell’anno. Nel 2015 pubblica sempre per la Hever editrice Il teorema della memoria, presentato a Torino in anteprima presso il Salone Internazionale del Libro e a Napoli presso il Palazzo delle Arti. Nel 2019 pubblica per L’Erudita del Gruppo Giulio Perrone Editore Segui la marea. E’ autore del blog Il buco nelle nuvole, una pagina che oltrepassa la cortina nebbiosa del politically correct e del pensiero unico oggi imperante nel giornalismo e nella politica.

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