Il pericolo dell’illusione

È inutile, i Mangiafuoco di turno continuano e continueranno ad amministrare l’indignazione di tutti, oggi come ieri,  usando l’antifascismo non come un’idea, ma come una prescrizione collettiva. Come tutte le prescrizioni anch’essa è una norma fissata da un’autorità. L’antifascismo in Italia è elevato a religione civile, obbligo di leva e perno costituzionale, tra tonnellate di condanne, paginate infinite, manifestazioni antifasciste, divieti, lavaggi del cervello a scuola e in tv, quello delle bandiere rosse, dei cortei militanti col pugno chiuso e più recentemente dei movimenti antifà e dei nuovi partigiani a scoppio ritardato così come definito da Marcello Veneziani ed è di fatto, una prescrizione. I Mangiafuoco/media di turno riducono tutto a questo, ma oggi è diventato un gioco pericoloso perché così si sottovalutano le cause e i pericoli reali di quelle proteste. Come di consueto faccio il “benaltrista”. Se continuiamo a guardare il dito (fascista) tramite l’informazione, il problema più grande, racchiuso in una luna ben chiara e luminosa, non lo vedrà nessuno. Le origini di una protesta risiedono spesso ben lontane da un’ideologia. Si è partiti dai no vax, a cui si sono aggiunti i no pass. Due anime diverse anche se talvolta coincidenti in modo irrazionale. Sui primi è inutile discutere perché ogni tentativo di persuasione non li ha convinti sulla necessità privata e sociale di vaccinarsi e, vista l’assenza di scelte, chi pensa a terapie alternative al vaccino non vuol proprio capire che un conto è ridurre o evitare un’infezione seria, tutt’altro è curarla. Dei no pass, tolto quelli che ne fanno una questione ideologica, una parte chiede, talvolta anche legittimamente, come superare le complessità applicative esistenti. Infine, tolti i gruppi anarco insurrezionalisti, presenti in piazza insieme agli altri, ma quasi mai pervenuti, ci sono i neofascisti. Questi, pur se ampia minoranza, si infiltrano come la storia recente ci insegna (vedi la rivolta dei “forconi”) e approfittano della visibilità di una manifestazione per atti dimostrativi, violenti ed eclatanti. Nessuno, dotato di buon senso o di onestà di pensiero, interpreterebbe la devastazione della sede CGIL a Roma come un atto pensato dalla stragrande maggioranza dei dimostranti. Chi lo ha commesso ha solo approfittato della visibilità mediatica per accreditarsi come mente pensante di tutti quelli che manifestavano (…tra i quali era già complicato individuarne di pensanti). Questa rappresentazione di un neofascismo redivivo, ormai consueta nel nostro paese, riduce oggi le responsabilità reali di tutti quelli che, maggioranza di quei diecimila, indipendenti dall’ideologia fascista da stadio, comunque se ne fottono con violenza della libertà altrui in luogo della propria, di una pandemia che ha cambiato il mondo, di chi si sforza, magari sbagliando, di trovare soluzioni per evitare di ricascarci. Chi si infiltra in questa galassia disomogenea, pur se sono solo poche decine di persone, gode come un riccio in calore quando su giornali, tg e talk show si parla di pericolo fascista redivivo. È il modo migliore per far riemergere dal nulla e assegnare d’ufficio i “meriti” di una rivolta che si dovrebbero distribuire sull’intera galassia di sigle, pseudo movimenti, privati cittadini, visionari, complottisti paranoici, insomma tutti quelli che fanno davvero numero. Ma non importa. Hanno arrestato due tizi, leader di Forza Nuova, con alcuni loro scagnozzi e per giorni si parlerà di marcia su Roma e di squadrismo nero, dimenticandosi che in quella manifestazione c’era un enorme numero di persone pericolose tra cui gli stessi che durante la strage di ammalati di Covid inseguivano le ambulanze filmandole con il cellulare per dimostrare che i malati non esistevano. Solo che allora erano pochi e sparuti, oggi sono migliaia e tutti, o quasi, con lo stesso delirio non certo derivante da un revival del ventennio fascista. Quando le violenze scaturite per una richiesta di effettuazione del tampone per entrare nel Pronto soccorso dell’Umberto I a Roma inizieranno a replicarsi altrove cosa faremo, una bella ed efficace manifestazione antifascista? Quando no pass fanatici verranno allontanati dai luoghi di lavoro e ciò comporterà proteste, se non addirittura violenze, affronteremo il problema sciogliendo le organizzazioni neofasciste? Quando qualche medico, oggi minacciato e scortato, sarà fatto oggetto di violenze da parte di qualche no vax risolveremo tutto sfilando per strada con il pugno chiuso?

Author: admin

Michele Morandi nasce a Napoli nel 1964. Dal 1990 vive a Torino dove svolge la professione di Medico Igienista. Il suo indissolubile legame con Napoli, così come la cultura degli anni ’70, hanno fortemente influenzato la sua azione creativa. La trasposizione di immagini e vissuti del passato sono sempre diretti a un’interpretazione della realtà corrente. Nel 2013 pubblica per la Hever editrice L’uomo che non esiste. Il volume è stato presentato a Napoli presso la Saletta Rossa della Libreria Guida e a Torino al Salone Internazionale del Libro di quell’anno. Nel 2015 pubblica sempre per la Hever editrice Il teorema della memoria, presentato a Torino in anteprima presso il Salone Internazionale del Libro e a Napoli presso il Palazzo delle Arti. Nel 2019 pubblica per L’Erudita del Gruppo Giulio Perrone Editore Segui la marea. E’ autore del blog Il buco nelle nuvole, una pagina che oltrepassa la cortina nebbiosa del politically correct e del pensiero unico oggi imperante nel giornalismo e nella politica.

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